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Genio ribelle. Arte e vita di Wyndham Lewis
Nella Londra novecentesca fra le due guerre, una strana figura d'artista fa il vuoto intorno a sé. Si chiama Wyndham Lewis e ha fondato una rivista che non ha collaboratori ed espone un unico pensiero: il suo.\r\n«È stato umo dei pochi uomini di lettere della mia generazione che definirei uomini di genio. Ne è stato il più stilista di prosa, forse l'unico ad aver inventato un nuovo stile.» - T.S. Eliot\r\n«Un uomo della sua intelligenza è ineluttabilmente destinato a scontrarsi, a opporsi e a battersi. Non puoi essere così intelligente, in quel modo, senza essere preda delle furie.» - Ezra Pound\r\n\r\n«Aveva una faccia che mi ricordava il muso di una rana. Sotto il cappello nero gli occhi erano quelli di uno stupratore a cui è andata buca.» - Ernest Hemingway\r\n«Wyndham Lewis, nel migliore dei casi un uomo bilioso e intrattabile.» - Leonard Woolf\r\nWyndham Lewis ha dato alla sua rivista il titolo «The Enemy», "Il Nemico", ed è quello che lui vuole essere, un fuorilegge solitario e un proscritto rispetto allo establishment e alle mode del suo tempo. Il risultato sarà l'ostracismo in patria e all'estero destinato a trasformarlo in un oggetto misterioso e in un soggetto infrequentabile. Già volontario nella Prima guerra mondiale, un'esperienza da cui trarrà olii e disegni che lo pongono al vertice della pittura inglese in materia, negli anni Venti Lewis cerca una nuova strada che superi il puro astrattismo e il romanzo psicologico. Egotista e collerico, amico e rivale di Pound come di Eliot e di Joyce, acerrimo nemico del "gruppo di Bloomsbury", con «The Apes of God», "Le scimmie di Dio", scrive la più devastante satira di un mondo intellettuale dove dilettantismo e giovanilismo si danno la mano per dar vita alla figura del "sempliciotto rivoluzionario", l'eterno bambino...
Il disertore
«La storia di Walter Proska, soldato della Wehrmacht che nell'ultima estate della Seconda guerra mondiale si unisce ai partigiani polacchi e all'Armata rossa, è un contributo prezioso alla letteratura del dopoguerra» - La Repubblica\r\n\r\n«Colpisce la forte tensione narrativa che afferra mente e cuore dei personaggi nel ritmo incalzante della lotta per la vita» - Luigi Forte, La Stampa\r\n\r\n«Lenz si colloca tra gli autori che hanno sentito il dovere di aiutare il popolo tedesco a pagare i debiti enormi di cui s'erano caricati insieme al loro onorato Führer» - Messaggero Veneto\r\n\r\n«Applausi, allori e onori all'autore che scrivendo compie miracoli» - La Stampa\r\n\r\nScritto nel 1952, Il disertore ha dovuto attendere 64 anni prima di venire alla luce in Germania. Ritrovato tra le carte di Siegfried Lenz dopo la morte dello scrittore, pubblicato perciò postumo dall'editore Hoffmann und Campe, il romanzo ha suscitato una eco enorme, riaccendendo il dibattito attorno alle colpe e alle rimozioni della Germania negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale. Lenz che, poco prima della fine del conflitto, aveva disertato ed era riparato in Danimarca, fu costretto, nel 1952, a riporlo nel cassetto dopo che il suo editore del tempo, un ex membro delle SS, si rifiutò di pubblicarlo.\r\nArricchito da amare riflessioni sulla Germania, sulla patria e sulla guerra, l'opera è un romanzo intenso e fortemente pacifista cui non è certamente estranea l'esperienza di prigioniero di guerra di Lenz in un campo dello Schleswig-Holstein.\r\nWalter Proska, giovane soldato tedesco proveniente dalla Masuria, scampato a un attentato delle forze partigiane a un treno di trasporto delle truppe diretto a Kiev, si ritrova, nell'ultima estate della Seconda guerra mondiale, a «Waldesruh», un forte che non ha nulla della pace silvestre che promette il suo nome. La foresta, infestata da mosche e zanzare, pullula di...
L' estate prima della guerra
È l'estate del 1914 a Rye, un piccolo centro che emerge dalle paludi piatte del Sussex come una magnifica isola di tetti rossi protesa verso il mare. L'arciduca Francesco Ferdinando è stato assassinato a Sarajevo, ma la vita in paese scorre tranquilla. L'eco di quanto accade a Whitehall, la sede londinese del Foreign Office, di solito sonnolenta in quella stagione, e ora brulicante di funzionari affaccendati, politici e generali, giunge decisamente attutita tra le strade della piccola città. Giacca e gonna strette, secondo i dettami della moda, collo lungo e capelli castani delicatamente raccolti sulla nuca, Beatrice Nash sbarca a Rye per prendere possesso dell'incarico di insegnante di latino nel locale ginnasio. I membri dell'amministrazione della scuola, l'arcigna moglie del sindaco, Mrs Fothergill, Lady Agatha Kent, dama in vista del paese che sogna di veder emergere un giorno dei grandi leader dai figli dei contadini con i calzoni corti e le ginocchia sporche, erano pronte ad accogliere "un'insignificante fanciulla", come Lady Marbely si era premurata di assicurare. Grande è dunque la loro sorpresa quando si imbattono in una giovane donna attraente che si è lasciata presto alle spalle la frivolezza dell'infanzia, accompagnando il padre letterato nei suoi numerosi viaggi e, dopo la morte del genitore, decidendosi a vivere del suo lavoro senza convolare a nozze, come impone il costume del tempo a una ragazza orfana.
EUR 17.10
La ragazza in verde
Mostrando una profonda conoscenza del Medio Oriente, delle forze e della posta in gioco, con la sua prosa diretta e potente, La ragazza in verde è piú che un semplice romanzo di guerra. \r\nÈ l'avventura donchisciottesca di due uomini che vivono una vita intera in attesa di una redenzione.\r\n\r\n«Un romanzo che unisce personaggi dalla sensibilità inusuale nella dura realtà del combattimento in guerra» - \r\nThe Times\r\n\r\n«Miller fa quello che molti ritengono troppo difficile: essere chiaro e preciso raccontando cose mai banali. Perché è uno scrittore di estremo talento e umanità» - \r\nBooksellers\r\n\r\n«Una visione sorprendente e inquietante del Medio Oriente… Un romanzo scritto con intelligenza, compassione e autenticità, da uno scrittore che è già un maestro del suo mestiere» - \r\nEvening Post\r\n\r\nIraq, 1991. La guerra è finita e il soldato Arwood Hobbes, di stanza con un reparto dell'esercito americano incaricato di far rispettare il cessate il fuoco, si annoia a morte. L'operazione Desert Storm non è stata altro che una campagna aerea di un mese contro alcune truppe irachene allo scoperto, seguita da un conflitto di soli quattro giorni. Arwood fa parte del Terzo Squadrone, Secondo reggimento di Cavalleria, in un posto di controllo chiamato Zulu, ai margini della valle dell'Eufrate, vicino Samawa.\r\nNon c'è niente, laggiú, una vera desolazione. Una pace infinita, soporifera, candida e soffice come le nuvole. È in questo gorgo stagnante di quiete e futilità che un giorno compare al suo cospetto, proveniente dal deserto, Thomas Benton, giornalista del Times, quarantenne che non si è mai distinto per particolari meriti nella sua carriera.\r\nBenton ottiene da Arwood qualcosa che nessun soldato ligio agli ordini gli avrebbe concesso: il permesso di superare l'avamposto e di dirigersi verso Samawa, sulla cui torre idrica sventola una bandiera scita.\r\nIl giornalista si è inoltrato da tempo nel...
Il militante
Con la forza di una scrittura ammaliante e di una trama serrata, in cui party con droga e prostitute e roulette russa segnano lo scorrere degli eventi, Il militante costituisce una splendida conferma del talento di Viet Thanh Nguyen nel coniugare la suspense della spy story con il grande romanzo di idee.«Benvenuti nel mondo a tinte forti del Militante, in uscita nell'ottima traduzione di Luca Briasco: brillantissimo, sguaiatissimo e violentissimo seguito (pur indipendente) del Premio Pulitzer Il simpatizzante che ha fatto di Viet Thanh Nguyen una delle voci più dirompenti della narrativa contemporanea» - Livia Manera, la Lettura\r\n«Un gioco di specchi che capovolge il modo in cui i bianchi guardano il mondo» - Melania Mazzucco, Robinson\r\n«Il militante è molte cose. Un thriller letterario rovente travestito da bruciante romanzo di idee. Un'opera in cui redenzione e dannazione si offrono allo sguardo. Un esame imperturbabile dei pericoli della fede e, nello stesso tempo, della necessità di credere. Un seguito rispettoso dell'originale e poi in grado di superarlo. Un capolavoro». - Marlon James\r\n\r\n«Un libro feroce... Esilarante, sovversivo, filosofico e allucinatorio, molto piú di un seguito del primo, un necessario nuovo capitolo di un brillante, imponente corpus anticoloniale». - Tommy OrangeProtagonista del nuovo romanzo è ancora il giovane Capitano dell'esercito sudvietnamita che, nel Simpatizzante, dopo la caduta di Saigon nel 1975, ripara negli Stati Uniti e, all'insaputa dell'amico e fratello di sangue Bon e del generale capo della Polizia Nazionale sudvietnamita, invia i suoi rapporti a Man, suo addestratore tra le fila Vietcong.\r\nTrascorsi gli anni americani nella condizione di estraneità e invisibilità propria di un rifugiato e di una spia comunista, agli inizi degli anni Ottanta, con in tasca il passaporto di un certo Vo Danh, il simpatizzante sbarca a Parigi in compagnia dell'inseparabile Bon. La Francia,...
La gloria
La storia di un tradimento compiuto per amore, in intima complicità con la vittima, duemila anni fa. Un romanzo che riflette le contraddizioni, la violenza, il disperato bisogno di trascendenza dei nostri giorni e della nostra generazione.\r\n\r\n«Un'opera di grande rilevanza stilistica e tematica […] un libro arduo e nettissimo, frutto di una continua rilettura delle “Scritture dell'Eterno”» - Silvio Perrella\r\n \r\n \r\n«Nella vicenda di Giuda che racconta al mondo il gesto di tradire Cristo e nello stesso tempo domanda compassione, pietà, rispetto, comprensione, Berto […] ripercorre l'esperienza di faticosa solitudine a cui sono chiamati tutti gli uomini sin dall'alba dei tempi, anche i non credenti, posti di fronte al mistero del divino e del soprannaturale» - Giuseppe Lupo, L'Avvenire\r\n \r\n \r\n«Berto è stato il piú grande scrittore della seconda parte del Novecento italiano» - Cesare De Michelis\r\n\r\nE se Giuda Iscariota non fosse il peggior traditore che sia mai esistito, ma il più santo tra i santi? Attraverso le pagine de «La gloria» conosciamo un Giuda giovane, forte e coraggioso, che interroga e cerca con impazienza «qualche barlume di rivelazione, segni sottili» che gli indichino la presenza del Messia. Come Giuda, anche Gesù sbaglia, si arrabbia, è umano, e gli apostoli non sono uomini soggiogati dalla fede ma affascinati dall'uomo, dal suo ascendente, dalla speranza che egli sia chi dice di essere, in mezzo a una moltitudine di altri presunti redentori. Giuda è l'uomo che vive per la morte, la propria e quella di Gesù, che lo accoglie con il compito pubblico di tesoriere, ma con quello segreto di tradirlo, quando dovrà compiersi il suo destino. Ciò che afferma è che la morte è l'essenza stessa del Cristianesimo e che «all'origine dei prodigi c'è sempre il male». Giuda compie con il tradimento un ultimo...
Alla fine della notte
Il nuovo romanzo dell'autore de L'arte di ascoltare i battiti del cuore\r\n\r\n«Sapientemente scritto, abilmente costruito! Un romanzo che aiuta a capire la Cina e ispira il cuore e la mente» - Für Sie\r\n\r\n«Una storia profondamente umana, qualcosa che potrebbe accadere ovunque e a chiunque. Toccante, commovente, ma anche pieno di speranza» - Annemarie Stoltenberg, NDR Kultur\r\n\r\nIl soggiorno nella provincia di Sichuan di Paul e Christine si è rapidamente trasformato in un incubo: il figlio di quattro anni, David, è stato rapito, gettandoli nella disperazione. Anche se David, attraverso circostanze fortunate, riesce a tornare da loro, i rapitori non si arrendono e fanno di tutto per sottrarlo di nuovo alla sua famiglia. L'unico posto sicuro è l'ambasciata americana a Pechino. Ma le stazioni, le strade e gli aeroporti sono controllati e dei poliziotti corrotti non ci si può fidare. Senza aiuto, Paul e Christine non hanno alcuna possibilità di arrivarci. Chi sarà disposto a dar loro una mano, anche a costo di rischiare la propria vita? Ma, soprattutto, di chi si possono davvero fidare Paul e Christine?
EUR 17.10
Quattro lettere d'amore
«Una strabiliante affermazione della magia e del potere dell'amore» - The Times\r\n\r\n«Con quattro lettere d'amore Niall Williams si ritaglia un posto di rilievo nella letteratura: un posto in cui si crede al potere dei miracoli e a quello dell'amore... un romanzo che ha qualcosa di magico» - New York Times\r\n\r\n«Un'autentica gioia, una storia sensuale e fortemente evocativa» - Marianne Faithfull\r\n\r\nNicholas Coughlan ha dodici anni quando Dio parla per la prima volta con suo padre, un impiegato statale di Dublino perennemente vestito di grigio. Il discorso è breve e perentorio: l'uomo deve lasciare il lavoro e dedicarsi anima e corpo alla pittura. A nulla valgono le obiezioni di sua moglie, una donnina piccola e minuta con vivaci occhi castani: William Coughlan, uomo di poche parole, non trova nulla da replicare, se non un laconico «devo». Una parola che si abbatte con brutale violenza sull'esistenza di Nicholas e di sua madre. Su un'isola nell'ovest dell'Irlanda, uno squisito drappo intessuto di luce marina e sabbia, vive Isabel Gore, l'anima gemella di Nicholas, ancora ignara del legame che il destino ha approntato per lei e il figlio di William Coughlan. Dopo la scuola lei e suo fratello Sean, una di quelle creature di cui Dio si serve per svelare la musica del creato, si recano all'altro capo dell'isola dove, nel silenzio e nella bellezza maestosa di quel lembo estremo di terra, possono immaginarsi sovrani di un fantastico regno di violinisti e poeti. Isabel danza sul margine del roccione seguendo le note del fratello, al ritmo sempre più frenetico e vorticoso del violino, fino a quando la musica cessa di colpo. Sean giace a terra, gli occhi arrovesciati e il corpo irrigidito sulla roccia. La musica si è dileguata e lui è rimasto muto e inutile come uno...
Guida degli smarriti
Nel 1190 Moshe ben Maimon, noto come Mosè Maimonide ai dotti del suo tempo, filosofo, rabbino e talmudista nella Cordova musulmana, scrisse in arabo La guida degli smarriti (La guida dei perplessi, secondo un'altra traduzione del titolo). \r\n\r\n\r\n\r\n"Le pagine che seguono costituiscono un tentativo di risposta alla domanda: che cosa faccio qui?" - Jean d'Ormesson\r\n\r\n«Jean d'Ormesson dà libero sfogo alla sua gaia scienza, il suo spirito è intatto, la sua brillantezza scintillante.» - Le Figaro\r\n\r\nNella città spagnola, retta dal tollerante Califfato degli Almoravidi, l'opera ebbe un'immediata fortuna e, insieme con altri trattati del talmudista, fece di Maimonide il più onorato e rispettato filosofo ebreo del Medioevo.\r\nJean d'Ormesson ha preso in prestito il titolo del pensatore di Cordova per questo suo manualetto a uso degli smarriti della nostra epoca. Benché sia sempre possibile scovare segrete affinità tra le epoche, i quasi mille anni trascorsi dal tempo di Maimonide - e di Filippo Augusto, di san Francesco d'Assisi, dell'imperatore Federico II e di Saladino -, impediscono naturalmente qualsiasi comparazione tra le «anime smarrite» di Moshe ben Maimon e quelle odierne di Jean d'Ormesson. È tuttavia certo che oggi non siamo affatto immuni dal disorientamento. «Oggi come ieri siamo tutti degli smarriti», non fosse altro che «i motivi e il senso del nostro passaggio su questo pianeta che chiamiamo Terra ci restano del tutto oscuri».\r\nNulla di meglio, perciò, che affidarsi alle massime e ai precetti dell'autore di A Dio piacendo, un uomo e uno scrittore che ha attraversato le tragedie e i furori di un secolo senza rinunciare mai alla grazia e alla levità del pensiero.
EUR 11.88
Biografia involontaria degli amanti
Opera da una delle voci più originali e affermate della letteratura portoghese contemporanea, Biografia involontaria degli amanti è un toccante, magnifico romanzo sull'ossessione amorosa e sul potere lenitivo delle parole.\r\n\r\n"Quando la bellezza svanisce, che ne resta se non un'ombra? Un'ombra di ieri, un fantasma di oggi."\r\nIn una strada semideserta della Galizia, due uomini in macchina investono un cinghiale.\r\nIn viaggio dal pomeriggio, erano diretti a Santiago de Compostela dove, prima che l'animale incrociasse la loro strada, pensavano di cenare, bere birra fino a tardi e trascorrere la notte.\r\nL'uomo alla guida è un professore di letteratura inglese che, dopo il divorzio dalla moglie, vive lasciando passare i giorni e curando un programma radiofonico dall'irridente titolo di Giorni felici. Accanto a lui, Saldaña Paris, un giovane poeta messicano incontrato tempo prima nel centro di Pontevedra, la città in cui entrambi vivono. Un uomo disilluso dalla vita e prigioniero di una struggente, ineliminabile malinconia.\r\nIn attesa delle procedure formali, i due amici siedono sulla scomoda panca di un posto di polizia non lontano dal luogo dell'incidente, quando Saldaña Paris rivolge al suo interlocutore una singolare richiesta: leggere un manoscritto che lui conserva come un prezioso lascito da cui gli è impossibile separarsi. Non è il libro di un autore qualsiasi, né tantomeno l'opera di una giovane promessa, ma una sorta di requiem della donna che lui ha sposato e amato di un amore così forte e dolente che gli impedisce di sfogliare ora quelle pagine, per non riandare con la mente e il cuore a un tormentoso passato.\r\nDeterminato a liberare Saldaña Paris dalla pena che lo affligge, il professore scorre quelle pagine dalle quali emerge l'involontaria biografia di due amanti. Un'intensa storia d'amore e ferite inflitte con inaudita violenza, una storia che lascia a colui che è sopravvissuto...
Il nostro comune nemico. Considerazioni sulla fine dei giorni tranquilli
«Corri compagno, il vecchio mondo è dietro di te»: è la parola d'ordine del Maggio'68. Uno slogan che traduce perfettamente l'essenza stessa della sinistra progressista: l'idea che la lotta consista nel lasciarsi sempre alle spalle il vecchio mondo in quanto tale e correre incontro al nuovo.\r\n\r\n«Da tempo i grandi partiti del blocco liberale […]\r\nnon hanno più altro ideale concreto da proporre\r\nse non la dissoluzione continua e sistematica\r\ndei modi di vivere specifici delle classi popolari stesse\r\n- e la dissoluzione delle loro ultime conquiste sociali -\r\nnel moto perpetuo della crescita globalizzata,\r\nsia essa ridipinta di verde o coi colori\r\ndello sviluppo sostenibile, della transizione energetica\r\ne della rivoluzione digitale».\r\n\r\n\r\nÈ tuttavia questa la prospettiva propria del socialismo? Abbracciare il mondo nuovo in quanto tale? Il mondo, ad esempio, che la sinistra liberale odierna ha già palesemente fatto suo, quello del riscaldamento globale, di Goldman Sachs della Silicon Valley? Jean-Claude Michéa prova a rispondere a questi interrogativi nelle pagine che seguono composte da scritti e interviste risalenti a periodi differenti.\r\nIl primo nume tutelare che alimenta il pensiero di Michéa è, naturalmente, Karl Marx, precisamente il Marx del Capitale che svela i meccanismi della società moderna per attrezzare la lotta dei lavoratori non per abbracciare il mondo nuovo, ma esattamente per combatterlo, in quanto mondo che annuncia un'alienazione e una schiavitù senza pari.\r\nTra i numi tutelari di Michéa figurano, tra gli altri, anche l'Orwell della common decency, Marcel Mauss con la sua teoria del dono e Guy Debord con la sua critica della società dello spettacolo e della «dissoluzione di tutti i legami sociali». Numi chiamati tutti a sostenere «l'urgenza di tornare al tesoro perduto della critica socialista originaria, perché […] oggi, al tempo della globalizzazione e del liberismo trionfante, ciò che minaccia di distruggere la natura e l'umanità stessa […]...
Articolo 353 del codice penale
Romanzo evento dell'ultima stagione letteraria in Francia, celebrato come l'opera di un Camus dei nostri tempi, Articolo 353 del codice penale costituisce una splendida conferma del talento di Tanguy Viel.\r\n\r\nVincitore del Grand-Prix RTL-Lire\r\n\r\n«Chi vincerà? La legge, la morale o l'etica? La risposta è in questo magnifico romanzo che si legge tutto d'un fiato.» - L'Express\r\n\r\n«Tanguy Viel usa i suoi personaggi per arricchire il romanzo di riflessioni metafisiche sul male nell'uomo - immergendo Martial Kermeur in una “notte interiore” e esaltando il suo dramma ordinario in una lezione autentica dell'oscurità.» - Livres\r\n\r\n«Attenzione, gran libro! Un noir sociale dove il disinganno diventa suspense e la confessione di un uomo, che ha perduto tutto ma non la sua dignità e la sua onestà, genera un autentico thriller.» - Jérôme Garcin\r\n\r\n«Un romanzo di grande valore.» - Paris Match\r\n«Quello che rende speciale questo racconto è lo spostamento continuo del movente.» - Ilaria Zaffino, Robinson, la Repubblica\r\n\r\nMartial Kermeur è seduto su una sedia di legno, in fondo a un corridoio buio del palazzo di giustizia di Brest. Di fronte a lui un giovane giudice istruttore, sprofondato nella sua poltrona di pelle. Kermeur non ha opposto alcuna resistenza quando i gendarmi hanno suonato alla sua porta. Si è lasciato ammanettare, ha preso il cappotto all'ingresso e li ha seguiti senza proferire parola. Al giudice, che sembra avere tutta l'intenzione di capire con calma perché è un assassino, reo confesso dell'omicidio di Antoine Lazenec, agente immobiliare, Kermeur non esita a offrire la sua ricostruzione degli eventi. Lazenec è arrivato anni prima sulla costa a bordo di una Porsche 911. Aveva l'aria di uno di quei tipi che si incontrano per strada con una ventiquattr'ore piena di polizze di assicurazione o di mazzette di banconote e chili di cocaina. Scarpe italiane a...
Il figlio prediletto
Candidato al Premio Strega 2018\r\nDue storie di resistenza e ribellione ai pregiudizi magistralmente intrecciate tra la Calabria e l'Inghilterra degli anni Settanta e dei giorni nostri.\r\nUn romanzo intenso, commovente, di feroce malinconia.\r\n«C'è un filo che lega Annina allo zio Nunzio, scomparso dalla memoria famigliare per la colpa di essere omosessuale. E dai codici nella 'ndrina cerca di fuggire la ragazza. Romanzo su un Mezzogiorno arcaico dove la speranza non muore mai» - Robinson, La Repubblica\r\n\r\nÈ una sera di giugno del 1970 in un piccolo paese della Calabria, Nunzio e Antonio hanno vent'anni e si amano, in segreto, da due mesi. Il loro amore si consuma dentro la vecchia Fiat del padre di Antonio, parcheggiata in uno spiazzo abbandonato. Ma, proprio quella notte d'estate, tre uomini incappucciati e armati trascinano Antonio fuori dall'auto, colpendolo fino a quando il giovane non giace a faccia in giù e a braccia aperte, come un Cristo in croce.\r\nTre giorni dopo Nunzio Lo Cascio sparisce dal paese, messo su un treno che da Reggio Calabria lo conduce lontano, a Londra. Il mondo, all'improvviso, gli ha mostrato il volto più feroce, quello di un padre e due fratelli che «gli hanno spezzato le ossa a una a una» per punirlo del suo “peccato”. Nulla sembra avere più senso per il ragazzo: la fiducia negli uomini, la speranza di un futuro, la sua stessa identità. Di lui rimane soltanto la foto del campionato del '69, appesa nella pescheria dei genitori, che lo ritrae con tutta la squadra sul campo dopo la vittoria, promessa mancata del calcio.\r\nA interrogarsi sulla vita di Nunzio è anni dopo sua nipote Annina, che sente di avere con quello zio mai conosciuto, di cui nessuno in famiglia parla volentieri, inspiegabili affinità. Anche Annina, sebbene in modo diverso,...
I frutti del vento. Nuova ediz.
«Tracy Chevalier crea storie perfette, evocative di fatti precisi e di passioni universali, con il talento di chi sa far volare la realtà prendendola per mano» - Silvana Mazzocchi, la Repubblica\r\n\r\n«Un libro magnifico. Potente, evocativo, originale. L'ho amato molto» - Joanne Harris\r\n\r\n«Ecco il magico tocco di Tracy Chevalier: evocare un'epoca intera attraverso lo sguardo particolare di personaggi perfettamente descritti» - The New York Times\r\n\r\nNella prima metà del XIX secolo James e Sadie Goodenough giungono nella Palude Nera dell'Ohio, una landa desolata dove l'acqua puzza di marcio, il fango si appiccica alla pelle e ai vestiti e la malaria d'estate si porta via sempre qualcuno. In quella terra, tuttavia, James decide di costruire la sua casa di legno e di piantare i suoi meli: un magnifico frutteto di cinque file di alberi col piccolo vivaio in disparte. Un frutteto che diventa la sua ossessione, la prova, ai suoi occhi, che la palude, con il suo groviglio di boschi e pantani, si può domare.\r\nLa malaria si porta via cinque dei dieci figli dei Goodenough e spinge Sadie a bere troppa acquavite. Quando John Chapman, l'uomo che procura i semi delle piante alle fattorie, si ferma a cena, Sadie diventa incredibilmente ciarliera, e James la vede con altri occhi: scorge il turgore dei seni sotto il vestito azzurro, i fianchi rotondi e sodi nonostante i dieci figli. Ma poi non se ne cura. Finché, un giorno, la natura selvaggia non della terra, ma di Sadie esplode e segna irrimediabilmente il destino dei Goodenough nella Palude Nera, in primo luogo quello di Robert, il figlio dagli occhi d'ambra quieti e intelligenti, e della dolce e irresoluta Martha. Romanzo che si iscrive nella tradizione della grande narrativa americana di frontiera, I frutti del vento è un'opera in cui...
Mia cugina Rachele
Il film girato tra la Cornovaglia, Arezzo e Firenze è già un successo di pubblico in Inghilterra, Australia, Stati Uniti Diretto da Roger Michell celebre regista di Notting Hill.\r\n\r\n«Dalla prima pagina il lettore si ritrova nell'oscura e malinconica atmosfera di Rebecca, la prima moglie» - \r\nThe New York Times\r\n\r\n«Un adattamento sontuoso che dona un nuovo sguardo al thriller gotico di Daphne du Maurier» - \r\nWall Street Journal\r\n\r\nCornovaglia, metà Ottocento. Philip Ashley è convinto di avere molti validi motivi per odiare Rachele, vedova dell'amato cugino Ambrose, venuto a mancare in circostanze poco chiare.\r\nQuando la bellissima e misteriosa Rachele lo raggiunge in Cornovaglia, tuttavia, Philip si scopre incapace di resistere al suo conturbante fascino. Ma chi è davvero Rachele? Una donna innamorata o un'arrampicatrice sociale che cerca soltanto di impadronirsi della sua ricchezza, come ha già fatto con il defunto marito?\r\nLa seduzione, l'amore avventato, il sospetto diventano i protagonisti di questo romanzo, in un crescendo d'inquietudine di cui Daphne du Maurier è maestra indiscussa.
EUR 16.15
Antabus
Un romanzo crudo, potente, capace di raccontare le origini profonde degli abusi nei confronti delle donne e l'anima nera di una società fortemente intrisa di violenza e maschilismo\r\n\r\n"Quando non ci sono i problemi degli altri a distrarlo, l'essere umano muore a causa del proprio patimento"\r\n\r\nFiglia unica di una famiglia trasferitasi a Istanbul per sfuggire alla povertà di un paese dell'entroterra, a quindici anni Leyla viene mandata a lavorare come cucitrice nel laboratorio del signor Hayri, un conoscente di suo zio della stessa età di suo padre. Al lavoro non tarda a scoprire che tutte le ragazze, prima di mettere piede nel laboratorio, si incipriano come pappagalli con dei belletti rossi e viola. Sono tutte innamorate di Ömer, il giovane sarto caposquadra. Leyla non può imbellettarsi poiché il padre le vieta di farlo. Ma in capo a qualche giorno si sorprende a svegliarsi mezz'ora prima degli altri, a spazzolarsi i capelli, prima da una parte poi dall'altra, a provarsi tutti i vestiti che possiede, poiché nel suo cuore non c'è altri che Ömer. Un giorno, però, il signor Hayri getta uno sguardo un po' troppo profondo là dove si è aperto un bottoncino della camicetta della ragazza. Leyla si porta subito una mano al petto, ma il signor Hayri le mette una mano sul collo e la trascina sotto un tavolo. Secondo le tacite leggi delle famiglie tradizionaliste in quel lembo di terra, alla ragazza non resta che piegarsi a un matrimonio riparatore con un conoscente dello zio, Remzi, un vedovo proprietario di un negozio di tessuti messo piuttosto bene quanto a soldi. Tra le mura domestiche, però, Remzi svela un volto persino peggiore di quello del signor Hayri. Dopo aver trascorso ore attaccato alla bottiglia, tira le tende di casa per non dare...
La mia casa a Damasco
Attraverso il prisma di un antico edificio, La mia casa a Damasco illumina, più di ogni reportage giornalistico, la storia antica e recente della Siria, del suo popolo, della sua società e dei suoi incomparabili tesori.\r\n\r\n«Scritto con il ritmo di un romanzo è molto più di un diario personale: è un'enciclica eclettica della storia siriana, degli arabi, della loro lingua e delle tradizioni, di arte e architettura islamica, e molto altro ancora» - Times Literary Supplement\r\n«Il potente e commovente nuovo libro di Diana Darke offre una rara visione della Siria\r\ne dei suoi conflitti, attraverso l'occhio di un'attenta osservatrice, profondamente esperta nella sua cultura» - \r\nNew Republic\r\n\r\nFin dal primo giorno in cui mette piede in Siria, nel 1978, Diana Darke si sente a casa. Parecchi anni dopo, quando la casa editrice Bradt le commissiona una guida della Siria, l'incanto per questo paese, che racchiude in sé tutti i tratti che le sono cari del mondo arabo, torna a farsi sentire con prepotenza. Gironzolando tra i vicoli tortuosi della Vecchia Damasco, tra i suoi magnifici palazzi ottomani, resti dimenticati di un'età remota, Diana si imbatte nel suo destino: una porta socchiusa. Varcata la soglia si ritrova immersa nella quiete di un cortile ornato tutt'intorno da aranci, tralci di vite, buganvillea ed esili rampicanti simili al gelsomino.\r\nTravolta dall'emozione, si sofferma a contemplare una fontana di marmo chiaro, bahra, in lingua araba, «piccolo mare», tanto assorta da non rendersi conto che dall'altra parte della vasca un uomo le viene incontro con un sorriso amichevole. Bassim, questo il nome del giovane, è un architetto che, impegnato nel progetto di restauro della Città Vecchia, ha il compito di informare gli stranieri della possibilità di acquistare le antiche dimore di Damasco per salvarle dalla rovina, dato che il governo non...
Nel nome di Allah. Origine e storia del totalitarismo islamista
Nel nome di Allah è un'agile storia delle varie correnti, scuole e movimenti dell'islamismo, e del suo rapporto con la cultura «araba», che getta luce su un fenomeno che, benché abbia offuscato l'immagine dell'Islam, continua a piantare radici nel mondo musulmano.\r\n\r\n«Sansal trasforma la cupa profezia sulle minacce del fondamentalismo religioso in un grido di rivolta contro le menzogne del potere» - \r\nFabio Gambaro, la Repubblica\r\n\r\n\r\nQuesto libro tratta dell'ascesa dell'islamismo nel mondo arabo. Non è, però, un trattato accademico né un'inchiesta giornalistica, ma una ricostruzione narrativa basata sulla testimonianza di uno scrittore il cui paese, l'Algeria, già dai primi anni Sessanta si è dovuto misurare con tale fenomeno.\r\nI primi predicatori religiosi islamisti, per lo più membri dei Fratelli musulmani, fecero infatti la loro comparsa in Algeria all'indomani della guerra di liberazione dalla colonizzazione francese (1954-1962). Arrivavano tutti dai paesi del Medio Oriente, dove venivano puntualmente perseguitati dai regimi e dalle tirannie al potere.\r\nL'Algeria era in quegli anni «la Mecca dei rivoluzionari», un paese socialista, terzomondista, profondamente laico, guardato con ammirazione in tutto il mondo progressista. Algeri era una città dove accorrevano Che Guevara, Castro, Mandela, il generale Giap e altri celebrati «eroi» delle guerre di liberazione dell'epoca. Agli occhi della società progressista algerina i predicatori islamisti apparivano perciò come individui bizzarri dall'abbigliamento e dal vocabolario così stravaganti da suscitare simpatia. Anni dopo quella stessa società scoprì, dapprima con sommo stupore e poi con somma impotenza, che quell'islamismo così misero e insignificante si era talmente diffuso in tutto il paese, attraverso la rete delle moschee e dei suk, da mobilitare folle immense, organizzare milizie capaci di imporre l'ordine islamista nelle strade, sviluppare un'economia cosiddetta islamica, accaparrarsi in modo massiccio le attività caritatevoli, estirpare la delinquenza nei quartieri sotto il suo controllo, sfidare ogni giorno lo...
Confabulazioni
Un sorprendente Autoritratto in cui a essere propriamente ritratta non è la persona dello scrittore, ma la lingua\r\n\r\n«John Berger sembra ispirarsi alla maestria di poeti come Bashō o Buson, per elaborare scritture minime e folgoranti. Generate da barlumi di mondo, da aneddoti di cronaca, da quadri, da fotografie. Abitate da paure, da speranza, da indignazioni. Caratterizzate da un sapiente utilizzo delle parole: prosciugate, depurate e accostate in virtù di significati, di metafore o di ritmi, fino a suggerire "confabulazioni" e assonanze» - La Lettura-Corriere della Sera\r\n\r\n«Leggendo e rileggendo queste pagine ci si accorge che, accanto ai temi di un'orfanità che accomuna, di una non appartenenza che avvicina, dell'odio netto e senza eccezioni per il potere, torna più volte, come un motivo, l'idea del "cavarsela". Farcela, resistere, sopravvivere, arrivare a sera, come l'Omino disegnato da Chaplin, con tenacia e humor.» - Maria Nadotti\r\n\r\n«John Berger: uno dei più importanti intellettuali del Novecento.» - la Repubblica\r\n\r\n«Scrivo da circa ottant'anni. Da principio lettere, poi poesie e discorsi, più tardi storie, articoli e libri, adesso appunti». È l'incipit di questa raccolta di scritti, l'ultima curata da John Berger, scomparso il 2 gennaio 2017, ed è anche la frase inaugurale del testo che apre il libro, un sorprendente Autoritratto in cui a essere propriamente ritratta non è la persona dello scrittore, ma la lingua.\r\nLo scrittore è, nelle sue pagine, soltanto colui che, con qualche riga posta su un foglio, lascia che «le parole tornino in punta di piedi dentro la loro creatura-lingua».\r\nL'idea che la lingua sia «un corpo, una creatura vivente» in cui le parole accolgono perennemente altre parole in una interna e continua confabulazione, mostra quale rapporto John Berger intrattenga con la scrittura e, in generale, con l'universo dei segni. Una relazione con una infinita, misteriosa potenzialità che...
Creazione e anarchia. L'opera nell'età della religione capitalistica
I cinque scritti qui raccolti cercano di disinnescare questo dispositivo attraverso una paziente indagine archeologica dei concetti di opera (Archeologia dell'opera d'arte), creazione (Che cos'è l'atto di creazione), comando e volontà (Che cos'è un comando).\r\n\r\nNella cultura occidentale, principio, creazione e comando sono strettamente intrecciati. L'arché, l'origine, è sempre già anche il comando, l'inizio è sempre anche il principio - il «principe» - che governa e comanda. Questo è vero tanto in teologia, dove Dio non solo crea il mondo, ma lo governa e non cessa di governarlo attraverso una creazione continua, quanto nella tradizione filosofica e politica, in cui principio e creazione, comando e volontà formano insieme un dispositivo strategico senza il quale l'edificio della nostra società crollerebbe.\r\nI cinque scritti qui raccolti cercano di disinnescare questo dispositivo attraverso una paziente indagine archeologica dei concetti di opera (Archeologia dell'opera d'arte), creazione (Che cos'è l'atto di creazione), comando e volontà (Che cos'è un comando). Il territorio dell'arché viene percorso ed esplorato in ogni senso alla ricerca di una via di uscita an-archica. Finché, nel testo che chiude il libro (Il capitalismo come religione), l'anarchia appare come il centro segreto del potere, che si tratta di portare alla luce, perché un pensiero che abbia deposto tanto il principio che il suo comando diventi possibile.
EUR 11.88